dom, 20 luglio 2025

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La Nuova Tossicodipendenza? Quella da Analgesici

Nel variegato campo delle dipendenze da sostanze psicoattive, che negli ultimi 10-15 anni sta assumendo forme molto diverse rispetto al classico stereotipo del “tossicodipendente” da eroina, quella da analgesici sembra assumere un ruolo sempre meno secondario. Chi può divenire dipendente da analgesici? Spiega il professor Luigi Gallimberti, psichiatra e tossicologo clinico all'Università di Padova: “Lo studio della letteratura internazionale e l'esperienza clinica di chi opera in questo settore consentono di individuare due principali sottogruppi di popolazione. Il primo riguarda quei pazienti che, trattati con farmaci antidolorifici per lo più oppioidi a causa di un dolore importante, una volta terminato il trattamento diventano dipendenti (“addicted”) da tali sostanze. Il secondo gruppo riguarda prevalentemente persone che fanno uso di analgesici non-oppioidi in modo crescente e superiore a quanto prescritto, e si trovano spesso a sviluppare una cefalea/emicrania in relazione a tale abuso. Tali dati sono frutto per lo più dell'osservazione effettuata da clinici esperti nella terapia del dolore, da tossicologi clinici esperti nel trattamento della dipendenza da sostanze, e da nefrologi chiamati in causa dalla principale complicazione dell’abuso di analgesici: la tossicità renale”.
Dal punto di vista tossicologico clinico è fondamentale distinguere tra una condizione di dipendenza fisica (“dependence”) ed un disturbo di dipendenza propriamente detto (“addiction”). Su 24mila pazienti trattati con analgesici oppiacei per un dolore di varia natura, la quasi totalità ha sviluppato una dipendenza fisica, ma solamente 7 hanno mostrato segni di quella che chiameremmo comunemente “tossicodipendenza”. “Ciò concorda” continua Gallimberti “con le recenti direttive ministeriali italiane che giustamente rassicurano i medici ad usare gli oppioidi nella terapia del dolore, essendo minimo il rischio che essi inducano una tossicodipendenza nei loro pazienti. Diversa è la problematica per quanto riguarda l'uso di analgesici, spesso non oppioidi (acido acetilsalicilico, fenacetina, paracetamolo, nimesulide…): tali farmaci non sono di per sé in grado di produrre le modificazioni neurobiologiche tipiche dello stato di adattamento che si sviluppa nella dipendenza fisica. Ciò nonostante sono talvolta abusati, con meccanismi ancora da chiarire, probabilmente agendo prevalentemente sul sistema serotoninergico, mediatore importante per la regolazione del tono dell'umore.
In effetti gli abusatori di analgesici presentano attacchi di panico, fobie, depressione, instabilità dell'umore in modo maggiore rispetto alla popolazione generale; a lungo termine, inoltre, l’esaurimento della serotonina porta ad un persistente mal di testa che, secondo quanto dicono i pazienti, li obbliga a continuare ad assumere nel tempo ed a dosi massicce, i farmaci per combattere il dolore”. Complessivamente sembra che tali pazienti possano costituire intorno all'1% della popolazione generale adulta, percentuale leggermente superiore a quella stimata per i dipendenti da eroina. Questa diffusione nella popolazione generale giustifica l'allarme che sta nascendo attorno a questa problematica. (Con la cortese collaborazione del dottor Giovanni Forza, psichiatra Università di Padova)

Scheda dettagli:

Data: 14 maggio 2004
Fonte/Casa Editrice: Ecplanet
Categoria:
Sottocategoria:
Fisica e Medicina

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