L'autoconoscenza è un'avventura riservata a pochi "coraggiosi"
In fondo l'autoconoscenza è qualcosa di molto semplice che non richiede spiegazioni né giustificazioni ed in verità non richiede nemmeno sacrificio o coraggio. Non chiede nulla...
Ad esempio
Antony Flew, filosofo ateo, sostenitore e propugnatore per decenni dell'ateismo filosofico, nel 2004 annunciò pubblicamente la rinuncia ad esso. Di solito succede quando il nostro pensiero è strutturato nel "credere", non del "conoscere", ed il credere sempre lascia il posto al dubbio ed alla paura, allorché subentra la paura di morire, egli infatti lasciò questo mondo dopo pochi anni (nell'aprile del 2010)
Filosofo o uomo di strada sono uguali di fronte all'estrema nemica (od "amica", come diceva Don Juan)
Ma come si può resistere di fronte all'inevitabile? O si accetta la morte come un aspetto della vita e quindi la si accoglie come un'innamorata, come una nascita, oppure si teme il giudizio di dio e la filosofia serve a poco, anzi è un peso maggiore della beata ignoranza dell'illetterato.
"Le persone farebbero qualunque cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria coscienza: praticare lo yoga, osservare diete, imparare teosofia a memoria, ripetere meccanicamente testi mistici della letteratura mondiale. Tutto perché non sanno stare con se stessi, e non credono minimamente di poter tirar fuori qualcosa di utile dalla loro coscienza." (C.G. Jung)
Malgrado sia in fondo semplice e diretta l’auto-conoscenza resta una ricerca aliena ai più. La gente rifiuta di conoscersi, preferisce il mistero e l’ignoranza, evidentemente a causa di quelle tendenze mentali accumulate dalla mente, stipate nella memoria e nell’immaginazione.
Paolo D'Arpini
Scheda dettagli:
Data: 29 marzo 2018Autore: Paolo D'Arpini
Profilo Pubblico di:
Paolo D’Arpini - Circolo vegetariano VV.TT.
Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…