L'amore visto con gli occhi di un corvo...
...l’amore se è cieco non è vero amore ed inoltre se l’amore serve solo ad aggiustare un rapporto non è vero amore.
Quando si ama non c’è alcun problema nell’esprimere se stessi e quel che si pensa.. Certo a volte la critica può non piacere ma essa è l’unico modo per approfondire una conoscenza, per analizzare in profondità il nostro sentire.
Comunque il pensiero è sempre astratto mentre l’azione è sempre concreta. E di concreto c’è che un vero un rapporto d’amore non può essere scalfito da emozioni passeggere, dettate da stati d’animo momentanei. Se dovessimo lasciare il nostro compagno, la nostra compagna, gli amici, i parenti, in definitiva tutti coloro che incontriamo nella nostra strada solo perché in un qualche momento ci hanno criticato o noi abbiamo criticato loro.. che senso avrebbe la comune appartenenza? Che senso avrebbe il fatto di sapere che siamo componenti della stessa esistenza? Non siamo noi spiritualisti laici consapevoli dell’inscindibilità della vita?
Anche se critico aspramente qualcuno non significa che lo allontani dal mio cuore… Critico un operato, perché secondo la mia opinione personale non è confacente con il mio pensiero.. ma il pensiero .. il pensiero.. siamo padroni forse del nostro pensiero? Possiamo stabilire in anticipo cosa penseremo? O cosa è giusto pensare?
Quindi in un rapporto d'amore non serve preoccuparsi poiché l'amore è aldilà di ogni “delusione”, poiché chi ama non è mai stato “illuso”.. ma è perfettamente consapevole ed amorevolmente accettevole della propria condizione amorosa.
In questa libertà possiamo anche osservare con occhi distaccati le vicende e gli atti che costellano la nostra vita.. come i corvi che osservano con due occhi posti ognuno all’opposto dello stesso capo.
Paolo D'Arpini
Scheda dettagli:
Data: 22 aprile 2015Autore: Paolo D’Arpini
Fonte/Casa Editrice: Paolo D'Arpini
Profilo Pubblico di:
Paolo D’Arpini - Circolo vegetariano VV.TT.
Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…